La città del Santo risultava essere il reale crocevia delle forme pill avanzate elaborate dai letterati del tempo, il centro propulsivo più importante del panorama nazionale. Ne uta di Padova (1222-1309) di Pedulla la linea poetica toscana del Duecento, che si componeva di nomi quali Dante AIighieri, Guido Cavalcanti, considerata il nerbo della letteratura delle origini, appare periferica nei confronti della vita letteraria italiana, che si caratterizzava per un intreccio originale linguistico - culturale in cui al latino della tradizione si univano il francese e il provenzale della nuova letteratura in volgare. Questa "miscela" linguistica aveva prodotto proprio nell'area veneta esempi di fondamentale interesse artistico, soluzioni della letteratura transalpina, riprese dalla poesia siciliana. Quindi, la Scuola siciliana, a differenza di quanta sostenuto da De Sanctis, finirebbe per aver trovato ispirazione in impulsi legati alIa letteratura franco-veneta. AI centro di tale fermento: Padova. Perche? Per motivi geografici, essendo in posizione centrale nella Marca Trevigiana; per l'università -nonostante la sua chiusura, per un periodo, a opera di Ezzelino da Romano, poi riaperta in seguito alla caduta del tiranno; per una vita culturale attiva, in cui si svilupparono forme di aristotelismo laico grazie in primis a Pietro D'Abano. L'elemento pero più importante, che la pose al centro della storia della letteratura, fu l'e1aborazione di un modello culturale. Un modello, un sistema che l'autore Pedulla definisce Umanesimo tout court: «Nella Padova di fine Duecento nel giro di pochi anni si affermo un modo assolutamente inedito di guardare agli antichi e di imitare le loro opere». La novità nel modo di leggere i testi antichi si manifesto recuperandone il latino più ricco, più difficile, diverso in cui erano scritti, non quello degli scrittori contemporanei. Fu un lavoro di recupero linguistico che favori una maggiore coscienza, che i letterati padovani possedevano quando si rapportavano a diverse lingue letterarie a partire dal franco-veneto e dalle scritture poetiche. Una coscienza dei capolavori del passato che permise agli intellettuali di capire le diversità culturali e di utilizzare tale consapevolezza nella lettura analitica del presente. Un clima umanistico che diviene ciò che più caratterizza l'Ateneo patavino e la vita culturale della città e conduce Padova dritta ai primi del Quattrocento in una brillante atmosfera, tale da considerare l'inizio dell'Umanesimo movimento culturale volto alla riscoperta dei classici latini e greci nella loro storicità per avviare una rinascita della cultura europea in via anticipata, gia alla fine del Duecento, invece che nel magistero di Francesco Petrarca, ritenuto il suo fondatore e, non a caso, strettamente legato all'ambiente culturale padovano. II limite del clima umanistico che si diffuse a Padova, e di una letteratura che assunse anche funzioni civili, fu rivolgersi a un'elite cittadina, a pochi, a un pubblico ristretto, mentre a Firenze si trasmise in maniera ampia, e divenne la cultura dei ceti dominanti. Certo e che nel secolo di congiunzione fra i fermenti del Duecento e la consapevolezza del Quattrocento, Padova, nel Trecento, fu attraversata dai grandi geni italiani in un periodo storico in cui la classe dirigente considerava la Cultura strategica. Giotto arriva nel 1303, a trentasei anni, chiamato da Enrico Scrovegni, per affrescargli la cappella di famiglia, dipingendo quello che Boccaccio definirà «il miglior dipinto del mondo», rompendo ogni precedente tradizione. E, dopo trent'anni, su invito di Jacopo II della famiglia Carraresi (signoria cittadina di Padova tra il1318 e il140S), giunge Francesco Petrarca (nato nel 1304), quando e già celebre in tutta Europa, nel1349, stabilendosi nella casa che gli viene assegnata in via Dietro Duomo. Su invito del figlio di Jacopo, Francesco II Vecchio, vi fa ritorno prima nel1361, poi nel1368, stabilendosi nella casa e riprendendo l'opera De viris illustribus, raccolta della vita'di trentasei personaggi famosi dell'antichità che dedicherà al Carrarese, e d'ispirazione per il ciclo pittorico della Sala dei Giganti. Quando la sua salute si farà precaria, 10 stesso Francesco gli regalerà un terreno ad Acqua, sui Colli Euganei, dove sorge la casa ristrutturata del poeta e dove, nel paese euganeo, troverà sepoltura spegnendosi nella notte fra il 18 e il19luglio 1374, proprio nel giorno dei suoi settant'anni
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